19.9.18

IL RUMORE DEL MONDO


Franco Romanò

IL RUMORE DEL MONDO
                                                                    Rodolfo Alonso: Il rumore del mondo                                                  
                                                                               (poesie scelte 1952-2007), traduzione di
                                                                               Sara Pagnini, Ponte Sisto editore.

Il titolo dell’ampia antologia di Rodolfo Alonso pubblicata in italiano dice molto, anche per la sua coerenza nella scelta dei testi, distribuiti fra raccolte diverse su un lungo arco temporale che va dal 1952 al 2007. Alonso è un poeta del reale fisico prima di tutto. Luoghi, paesaggi, uomini e donne che in tale scenario si aggirano, soffrono, amano, attraversano la storia: questo è il rumore del mondo1. Giunto alla fine del percorso del poeta, due riflessioni mi sono balzate alla mente. La prima: solo in una terra di larghi spazi poco abitati e colmi di silenzio, possono nascere certe suggestioni naturalistiche. La prima poesia è già indicativa di questo: /È la pianura il figlio perfetto/ e dopo avere visto anche per una sola volta la Pampa, come per il momento è toccato a me, può capire subito perché essa sia il figlio (o la figlia) perfetta. Percorrendo la Pampa l’occhio si perde, l’orizzonte è una lontanissima presenza, il silenzio e gli animali sono dominanti, l’umano sembra ritirato in un angolo di meditazione necessaria.
La seconda riflessione me l’ha suggerita un verso riportato anche nella quarta di copertina dalla curatrice e traduttrice Sara Pagnini e che mi ha fatto venire in mente un altro poeta appartenente al continente americano ma del nord. Il verso dice:
/Io vi invito,/ a far camminare l’amore tra gli indifferenti/.
Tale verso mi ha ricordato quella che Wallace Stevens definiva la passione del sì, cioè la propensione, nonostante gli orrori della storia, a rivolgere lo sguardo alla vita nei suoi aspetti fisici, legati alla natura organica, alla terra e alla luce e naturalmente all’amore fra gli esseri umani.
Il testo antologico, come dicevo più sopra, copre un vasto arco temporale. Nelle prime raccolte il tema dominante è l’amore: La ragazza delle Isole Canarie, Fandango, Venti favorevoli. Sensualità appena accennata e delicatezza sono il tratto di queste liriche, ma è in Hiroshima mon amour che il tema amoroso si fa più intenso e anche drammatico. In scena ci sono un uomo e una donna come nel film omonimo:
una donna scende in disperato orgoglio dall’aria di casa sua/come figlia della pena feroce della furia piccola provinciale/il mondo contento arde quieto intorno a lei/canta all’interno di questa donna il mondo come una bocca di fuoco//un uomo lontano la contempla con occhi di disperato amore/quest’uomo è altri uomini è lo stesso amore cantando per sopravvivere/il mondo contento arde veloce intorno a lui/canta all’interno di quest’uomo il mondo come una bocca di fuoco/
Ciò che colpisce a una prima lettura è la simmetria fra le due scene. I due sono lontani e non si possono incontrare, ma la disperazione del mancato incontro proietta la sua ombra sulla tragedia di Hiroshima, sottolineato da un lessico che allude in modo esplicito all’esplosione atomica: pena feroce, arde, bocca di fuoco. L’incontro non può avvenire perché c’è di mezzo la storia. La poesia però non è finita.
quando la parola amore non avrà bisogno di essere proniunciata/amore in tutti i corpi disperati bruciando tranquilli/il mondo contento come una bocca di fuoco/una donna e un uomo lentamente intorno ad esso/ 
L’orrore non è nominabile e infatti il poeta non lo nomina, ma ci offre alla fine una metamorfosi. Le medesime parole che nella scena iniziale indicavano la tragedia, nella parte finale indicano un diverso fuoco e un diverso bruciare, intorno al quale le due figure precedenti potranno incontrarsi in un futuro che non sappiamo quanto lontano sia. La storia in quanto tale, entra raramente nell’opera, ma quando lo fa, come nel caso precedente, la scelta cade sempre su eventi emblematici, oppure fortemente meditativi. È il caso di  Al fondo della notte a pag. 75, dove il grido di un ubriaco diventa l’urlo di dolore di un mondo intero; oppure in Aria del perduto, (Pag.70), dove la ricerca di una misteriosa voce o della riva perduta diventano metafora di una ricerca di che ciascun lettore può ritrovare dentro di sé.
Quanto più ci si avvicina alle raccolte più recenti, non mutano i temi, ma cambia il tono. L’abbandonarsi e il perdersi nella natura è presente in un  testo come Scogliera, dove il vento, all’inizio della poesia, è visto nella sua essenza, ma poi subisce una metamorfosi alla fine della quale è il poeta stesso a identificarsi del tutto con lui: …Vento sono per questo. L’amore torna e rispetto ai testi delle primissime raccolte emerge la difficoltà delle relazione, insieme alla determinazione a non cedere però a ricercarlo sempre (Come due astri). Il tono meditativo è ormai una costante anche se in alcuni testi come  Udendo Gilgamesh e Un ramo è più accentuato:
Come fossi una roccia, l’impatto/del mondo mi levigherà/cinto dalla musica/moderata dagli astri?/ 
Anche il ramo dell’albero che reggeva/tra la pioggia e la nebbia/l’uccello cantore di stamani/fa parte della Storia
In queste brevi liriche, la delicatezza delle immagini ricorda assai anche quella di certe stampe cinesi e giapponesi, dove con pochi tratti si dà vita a un mondo. Nelle raccolte finali, tuttavia, la storia ritorna con il suo peso, ma senza vanificare, la resistenza sottile di una poesia che sfida il tempo.

UNA POETICA DELLA LUCE

Nel saggio introduttivo alla raccolta, Juan Gelman parla del fulgore che caratterizza molti di questi testi. In effetti la sensazione di essere quasi sempre immersi nella luce è una peculiarità che si percepisce leggendo; tuttavia, ci sono anche paesaggi notturni, scene dove l’ombra (non in senso metaforico ma reale) è presente. Il senso di lucentezza forse deriva allora da altro. Il peso della storia, con le sue rovine evidenti e che emergono dal testo raramente ma sempre emblematiche, non permette salvataggi a buon mercato di qualsiasi cosa. Alonso è consapevole di aggirarsi in una scenario di desolazione e non lo respinge ma cerca in quel contesto quali oggetti, parole, situazioni possono esser salvate e conservate per un futuro nel quale non bisogna smettere di sperare e prefigurare. La passione del sì alla vita è in definitiva questa: inutile rimpiangere un ordine del mondo che non esiste, ciò che conta è continuare a vivere anche in mezzo a queste rovine e far camminare l’amore fra gli indifferenti.   




  
1 Soltanto dopo la pubblicazione in italiano l’autore si è reso conto che, insieme alla traduttrice, erano stati entrambi traditi dal demone dell’omofonia. Infatti, la parola “rumor”, in castigliano, può significa anche “sussurro” o “mormorio”.  Naturalmente entrambi hanno convenuto che questi sono i rischi di ogni traduzione.  In quanto lettore e recensore di quest’opera posso aggiungere che io stesso ho pensato più volte che “mormorio” fosse una parola più adatta a rappresentare le atmosfere del libro. Aspettiamo allora una seconda edizione.




1 Soltanto dopo la pubblicazione in italiano l’autore si è reso conto che, insieme alla traduttrice, erano stati entrambi traditi dal demone dell’omofonia. Infatti, la parola “rumor”, in castigliano, può significa anche “sussurro” o “mormorio”.  Naturalmente entrambi hanno convenuto che questi sono i rischi di ogni traduzione.  In quanto lettore e recensore di quest’opera posso aggiungere che io stesso ho pensato più volte che “mormorio” fosse una parola più adatta a rappresentare le atmosfere del libro. Aspettiamo allora una seconda edizione.

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