Franco Romanò
IL RUMORE DEL
MONDO
Rodolfo Alonso: Il rumore del mondo
(poesie scelte 1952-2007), traduzione di
Sara Pagnini, Ponte Sisto editore.
Il titolo dell’ampia antologia di Rodolfo Alonso
pubblicata in italiano dice molto, anche per la sua coerenza nella scelta dei
testi, distribuiti fra raccolte diverse su un lungo arco temporale che va dal
1952 al 2007. Alonso è un poeta del reale fisico prima di tutto. Luoghi,
paesaggi, uomini e donne che in tale scenario si aggirano, soffrono, amano,
attraversano la storia: questo è il rumore
del mondo1. Giunto alla fine del percorso del
poeta, due riflessioni mi sono balzate alla mente. La prima: solo in una terra
di larghi spazi poco abitati e colmi di silenzio, possono nascere certe suggestioni
naturalistiche. La prima poesia è già indicativa di questo: /È la pianura il figlio perfetto/ e dopo
avere visto anche per una sola volta la Pampa, come per il momento è toccato a
me, può capire subito perché essa sia il figlio (o la figlia) perfetta.
Percorrendo la Pampa l’occhio si perde, l’orizzonte è una lontanissima
presenza, il silenzio e gli animali sono dominanti, l’umano sembra ritirato in
un angolo di meditazione necessaria.
La seconda riflessione me l’ha suggerita un verso
riportato anche nella quarta di copertina dalla curatrice e traduttrice Sara
Pagnini e che mi ha fatto venire in mente un altro poeta appartenente al
continente americano ma del nord. Il verso dice:
/Io vi
invito,/ a far camminare l’amore tra gli indifferenti/.
Tale verso mi ha ricordato quella che Wallace Stevens
definiva la passione del sì, cioè la
propensione, nonostante gli orrori della storia, a rivolgere lo sguardo alla
vita nei suoi aspetti fisici, legati alla natura organica, alla terra e alla
luce e naturalmente all’amore fra gli esseri umani.
Il testo antologico, come dicevo più sopra, copre un
vasto arco temporale. Nelle prime raccolte il tema dominante è l’amore: La ragazza delle Isole Canarie, Fandango,
Venti favorevoli. Sensualità appena accennata e delicatezza sono il tratto
di queste liriche, ma è in Hiroshima mon
amour che il tema amoroso si fa più intenso e anche drammatico. In scena ci
sono un uomo e una donna come nel film omonimo:
una donna scende in
disperato orgoglio dall’aria di casa sua/come figlia della pena feroce della
furia piccola provinciale/il mondo contento arde quieto intorno a lei/canta
all’interno di questa donna il mondo come una bocca di fuoco//un uomo lontano
la contempla con occhi di disperato amore/quest’uomo è altri uomini è lo stesso
amore cantando per sopravvivere/il mondo contento arde veloce intorno a
lui/canta all’interno di quest’uomo il mondo come una bocca di fuoco/
Ciò che colpisce a una prima lettura è la simmetria
fra le due scene. I due sono lontani e non si possono incontrare, ma la
disperazione del mancato incontro proietta la sua ombra sulla tragedia di
Hiroshima, sottolineato da un lessico che allude in modo esplicito
all’esplosione atomica: pena feroce,
arde, bocca di fuoco. L’incontro non può avvenire perché c’è di mezzo la
storia. La poesia però non è finita.
quando la parola amore non
avrà bisogno di essere proniunciata/amore in tutti i corpi disperati bruciando
tranquilli/il mondo contento come una bocca di fuoco/una donna e un uomo
lentamente intorno ad esso/
L’orrore non è nominabile e infatti il poeta non lo
nomina, ma ci offre alla fine una metamorfosi. Le medesime parole che nella
scena iniziale indicavano la tragedia, nella parte finale indicano un diverso
fuoco e un diverso bruciare, intorno al quale le due figure precedenti potranno
incontrarsi in un futuro che non sappiamo quanto lontano sia. La storia in
quanto tale, entra raramente nell’opera, ma quando lo fa, come nel caso
precedente, la scelta cade sempre su eventi emblematici, oppure fortemente meditativi.
È il caso di Al fondo della notte a pag. 75, dove il grido di un ubriaco diventa
l’urlo di dolore di un mondo intero; oppure in Aria del perduto, (Pag.70), dove la ricerca di una misteriosa voce
o della riva perduta diventano
metafora di una ricerca di che ciascun lettore può ritrovare dentro di sé.
Quanto più ci si avvicina alle raccolte più recenti,
non mutano i temi, ma cambia il tono. L’abbandonarsi e il perdersi nella natura
è presente in un testo come Scogliera, dove il vento, all’inizio della
poesia, è visto nella sua essenza, ma poi subisce una metamorfosi alla fine
della quale è il poeta stesso a identificarsi del tutto con lui: …Vento sono per questo. L’amore torna e
rispetto ai testi delle primissime raccolte emerge la difficoltà delle relazione,
insieme alla determinazione a non cedere però a ricercarlo sempre (Come due astri). Il tono meditativo è
ormai una costante anche se in alcuni testi come Udendo Gilgamesh e Un ramo è più accentuato:
Come fossi una roccia,
l’impatto/del mondo mi levigherà/cinto dalla musica/moderata dagli astri?/
Anche il ramo dell’albero
che reggeva/tra la pioggia e la nebbia/l’uccello cantore di stamani/fa parte
della Storia
In queste brevi liriche, la delicatezza delle immagini
ricorda assai anche quella di certe stampe cinesi e giapponesi, dove con pochi
tratti si dà vita a un mondo. Nelle raccolte finali, tuttavia, la storia
ritorna con il suo peso, ma senza vanificare, la resistenza sottile di una
poesia che sfida il tempo.
UNA POETICA DELLA LUCE
Nel saggio introduttivo alla raccolta, Juan Gelman
parla del fulgore che caratterizza molti di questi testi. In effetti la
sensazione di essere quasi sempre immersi nella luce è una peculiarità che si
percepisce leggendo; tuttavia, ci sono anche paesaggi notturni, scene dove
l’ombra (non in senso metaforico ma reale) è presente. Il senso di lucentezza
forse deriva allora da altro. Il peso della storia, con le sue rovine evidenti
e che emergono dal testo raramente ma sempre emblematiche, non permette
salvataggi a buon mercato di qualsiasi cosa. Alonso è consapevole di aggirarsi
in una scenario di desolazione e non lo respinge ma cerca in quel contesto
quali oggetti, parole, situazioni possono esser salvate e conservate per un
futuro nel quale non bisogna smettere di sperare e prefigurare. La passione del
sì alla vita è in definitiva questa:
inutile rimpiangere un ordine del mondo che non esiste, ciò che conta è
continuare a vivere anche in mezzo a queste rovine e far camminare l’amore fra gli indifferenti.
1 Soltanto dopo la pubblicazione in italiano l’autore si è reso
conto che, insieme alla traduttrice, erano stati entrambi traditi dal demone
dell’omofonia. Infatti, la parola “rumor”, in castigliano, può significa anche
“sussurro” o “mormorio”. Naturalmente
entrambi hanno convenuto che questi sono i rischi di ogni traduzione. In quanto lettore e recensore di quest’opera
posso aggiungere che io stesso ho pensato più volte che “mormorio” fosse una
parola più adatta a rappresentare le atmosfere del libro. Aspettiamo allora una
seconda edizione.
1 Soltanto dopo la pubblicazione in italiano l’autore si è reso
conto che, insieme alla traduttrice, erano stati entrambi traditi dal demone
dell’omofonia. Infatti, la parola “rumor”, in castigliano, può significa anche
“sussurro” o “mormorio”. Naturalmente
entrambi hanno convenuto che questi sono i rischi di ogni traduzione. In quanto lettore e recensore di quest’opera
posso aggiungere che io stesso ho pensato più volte che “mormorio” fosse una
parola più adatta a rappresentare le atmosfere del libro. Aspettiamo allora una
seconda edizione.
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